Ogni persona è imperfetta. Ed è proprio nell’imperfezione che si nasconde la vera bellezza e unicità di ognuno di noi.

In un precedente articolo sul packaging minimalista abbiamo descritto quanto questo stile tenda a rincorrere costantemente la linearizzazione del prodotto, la riduzione materica e la perfezione stilistica. Aspetti che, da una parte, possono facilitare la scelta del consumatore, grazie all’essenzialità delle informazioni; dall’altra, invece, rischiano di annullare la possibile relazione emotiva che l’utente potrebbe instaurare con l’oggetto.

 

Oggi ci concentreremo proprio sull’aspetto umano ed interpersonale dei “packaging imperfetti”.

 

Packaging imperfetti

Per “packaging imperfetti” intendiamo quelle confezioni con difetti, nate con la voglia di valorizzare l’imperfezione e, quindi, l’autenticità che si nasconde in un prodotto e, più in generale, in ognuno di noi e in ogni aspetto della vita quotidiana. Difetti che diventano i punti di forza del progetto.

Cosa c’è dietro? La voglia di creare una connessione emotiva istantanea tra l’osservatore e il prodotto tramite il riconoscimento di se stessi in quei tratti imperfetti. In questo modo i packaging assumono una propria personalità e dei tratti più umani, familiari e desiderabili. Si avvicinano ai consumatori rivolgendosi direttamente a loro, apparendo più reali e conquistandoli.

 

Wabi-sabi

Il principio della bellezza imperfetta è alla base del wabi-sabi, concetto estetico giapponese che valorizza la bellezza delle cose imperfette, modeste e transitorie che riflettono il flusso irreversibile della vita. Bellezza reale, che non nasconde i segni del tempo ma, al contrario, trova in essi la sua massima espressione.

Questa forma di bellezza è stata, ed è spesso, fonte di ispirazione per designer e creativi di tutto il mondo. Essa è inoltre ampiamente utilizzata nelle strategie di marketing di diversi brand.

 

I packaging Higgidy ne sono un valido esempio: scatole personalizzate con le stampe tipiche dei piatti in ceramica realizzate artigianalmente e quindi spesso imperfette e uniche. Progetto frutto di una campagna di rebranding tesa a dare valore aggiunto al prodotto e, allo stesso tempo, al consumatore.

 

Higgyidy-beauty-imperfection

 

Il rovescio della medaglia

Progettare prodotti e packaging imperfetti può comportare uno dei maggiori rischi di mercato: la percezione negativa del prodotto da parte del consumatore. La conseguenza diretta? Il crollo delle vendite.

Le imperfezioni superficiali, che simulano danni di vario tipo, se non accuratamente realizzate e presentate possono far pensare ad un prodotto realmente difettoso. E chi comprerebbe un articolo già danneggiato? Nessuno, molto probabilmente. Ciò causerebbe al brand un ingente danno sia economico che d’immagine.

 

Come fare?

Per evitare di incappare in questa terribile insidia è necessario studiare fin nel minimo dettaglio il progetto preoccupandosi di mettere ben in evidenza gli errori e le imperfezioni e la loro ricercatezza, in modo da far capire che l’errore c’è, è vero, ma è totalmente voluto.

 

Di seguito alcuni esempi di packaging imperfetti che ti conquisteranno!