Che si tratti di cibo o medicinali, il packaging per l’export gioca un ruolo chiave affinché i prodotti vendano con successo anche oltre confine. Culture e abitudini diverse vanno tenute in debita considerazione. Lo tesso dicasi per il territorio specifico, nonché gli aspetti economici e demografici del Paese di destinazione.
Packaging per export: i 6 pilastri
Secondo i risultati di un nuovo studio condotto da Constantia Flexibles, sei ragioni principali sono responsabili delle differenze talvolta notevoli tra i vari approcci sul packaging per l’export.
1. Collocazione geografica
L’ubicazione del paese di destinazione, e quindi la distanza dal sito di produzione, influiscono sul percorso e sul tempo di trasporto. In questo caso è decisiva soprattutto la scelta funzionale del materiale del packaging per export. La merce deve essere protetta da fattori esterni. In più, nel caso del food, bisogna prevedere un periodo di conservazione e scadenza adeguato. Devono inoltre essere rispettate le normative sullo stoccaggio successivo all’arrivo a destinazione.
2. Quadro legislativo
La conformità a standard di qualità e procedure talvolta complesse è essenziale per il packaging da export. Le informazioni necessarie sulla confezione e le etichette non sono uguali lungo tutta la filiera. Per gli alimenti, ad esempio, occorre attenersi a standard di sicurezza rigorosi e costantemente aggiornati.
3. Situazione ambientale
Le condizioni meteorologiche hanno un’influenza significativa sulla scelta del giusto materiale di imballaggio per l’export. I climi tropicali, ad esempio, richiedono protezioni conservative diverse rispetto a quelle necessarie nelle zone asciutte. Non solo l’umidità e il calore, ma anche le differenze di altitudine vanno sempre messe in conto. Una busta di patatine provenienti dalle pianure europee può esplodere a più di 2.000 metri sul livello del mare, a causa della diversa pressione atmosferica.
4. Aspetti culturali
Quando il prodotto è finalmente al punto vendita, deve soddisfare le richieste del cliente e distinguersi dalla concorrenza. Le abitudini di acquisto si evolvono lentamente e non tutti i consumatori amano buttarsi sulle novità. L’uso di colori e forme possono evocare associazioni sia positive che negative sul packaging per export. In Cina, ad esempio, il bianco è il colore del lutto, diversamente da quanto accade da noi. Anche i dati demografici, come l’età media e la distribuzione della popolazione tra centri rurali ed urbani, influiscono sul design della confezione.
5. Situazione economica
Il giusto packaging per l’export dipende anche dal contesto economico. Nel caso del cibo, se il target di riferimento sono manager che vanno spesso di corsa, sarà bene prevedere monoporzioni e pratiche scatole take-away. In caso di famiglie numerose, ci vorranno confezioni più grandi. La domanda di materiali eco-compatibili e riciclabili di solito è proporzionale anche al reddito medio.
6. Diffusione dell’eCommerce
L’ascesa degli acquisti online sta cambiando enormemente il mercato delle confezioni. Quando i prodotti sono visibili e tangibili su uno scaffale, le caratteristiche differenzianti attirano l’attenzione dei clienti. Nei negozi online, la decisione di acquisto viene raramente presa in base alla confezione, ma piuttosto in base ad azioni pubblicitarie o offerte di sconto. Il packaging però torna subito protagonista: una volta ordinata la merce, la spedizione sicura e l’effetto WOW all’apertura del pacco sono fondamentali per la fidelizzazione dei clienti.
Conclusioni sul packaging per export
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