È il 1939 e Alex Steinweiss, direttore artistico della Columbia Records, dà avvio ad una vera e propria rivoluzione in campo discografico proponendo all’etichetta l’introduzione delle ormai famosissime copertine per dischi illustrate.

Un’intuizione vincente, utile a capire quanto il packaging personalizzato sia essenziale per la vendita di qualsiasi tipo di prodotto. Fino ad allora, infatti, i vinili non avevano una copertina ma erano venduti in buste monocromatiche, totalmente anonime, che servivano a proteggerli dalla polvere. L’introduzione delle cover personalizzate fece subito salire la vendita dei dischi alle stelle: emblematico fu il caso di una riedizione della sinfonia n. 3Eroica, di Ludwig van Beethoven, la cui rivisitazione grafica fece salire le vendite del 900% circa.

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Da allora, le copertine per dischi sono diventate sempre più popolari e, alcune di esse, addirittura leggendarie. Tutti gli amanti dei dischi, per non parlare dei collezionisti, conoscono bene la carica emotiva racchiusa in quelle che, all’apparenza, sembrano delle semplici custodie quadrate in cartoncino. Prodotti sinestetici in grado di risvegliare un’ampia gamma di emozioni.

L’avvento della musica liquida (digitale) ha però comportato nuove modalità di fruizione musicale e ha messo un po’ in ombra i supporti analogici che, per qualche anno, sembrava avessero perso il loro storico fascino. Tuttavia, negli ultimi anni, il mercato discografico si sta risvegliando e, con esso, quello degli album. Copertine e packaging per vinili rappresentano, oggi come allora, vere e proprie armi di marketing tramite cui le case discografiche comunicano il loro marchio, la propria identità e, soprattutto, quella del disco, promuovendone l’acquisto.

Creare confezioni personalizzate, graficamente belle e ricche di contenuti può essere il fattore decisivo per convincere gli ascoltatori all’acquisto. Molti dischi, infatti, sono spesso ricordati ancor prima che per la musica, proprio per la loro copertina. Ecco un esempio! (Abbey Road, 1969. The Beatles.)

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La grafica delle cover, inoltre, lascia spesso intuire, a colpo d’occhio, il genere musicale dell’album, che, a sua volta, viene spesso definito anche dalle immagini utilizzate sulle cover. Le copertine per vinili diventano quindi parte integrante dell’album che custodiscono. E, ad oggi, la progettazione grafica e strutturale delle cover è ormai riconosciuta come vera e propria forma d’arte (cover art). “La copertina è stata forma di espressione di artisti e quindi essa stessa è una espressione dell’arte.” ( Iuppariello, Nicola. Il vinile al tempo dell’iPod.)

P.S.: sai qual è stato il primo disco ad avere una copertina? “Smash Song Hits by Rodgers & Hart”.

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Goditi ora una raccolta di copertine (vecchie, nuove o ipotetiche) per comprendere appieno il valore, commerciale ed emotivo, del packaging personalizzato nel settore discografico. A fine articolo una sorpresa per te!

Ed ecco la fantastica idea di Beck per la copertina del suo ultimo album, Colors.