Anche il packaging ha le proprie icone. Quanto di quello che vediamo oggi è mutuato dai trend del passato e cosa è cambiato? Scoprilo con noi in questo suggestivo viaggio nel tempo tra le confezioni che hanno fatto storia.

Un altro decennio degli anni duemila sta per volgere al termine, immancabile è il momento dei bilanci. Anche le confezioni sono cambiate di pari passo con lo stile di vita, il gusto e la tecnologia. Quali sono le icone che hanno plasmato il mondo attuale del packaging? Noi di Packly abbiamo un’idea piuttosto precisa, non sappiamo se universalmente condivisa, ma di sicuro vagamente nostalgica e soprattutto ispiratrice.

Avete preparato la tazza di tè caldo e la confezione di fazzoletti per i teneri di cuore? Stiamo per partire nel nostro viaggio alla scoperta delle icone del packaging che hanno segnato e attraversato le epoche.

Non potevamo che cominciare da un brand storico del Made in Italy che ci ha resi famosi in tutto il mondo. Il settore, manco a dirlo, è quello del food ed il marchio è Barilla. Le confezioni blu con l’immutata ellisse rossa con carattere tipografico bianco sono riconoscibili ovunque, ma non sono sempre state così. Abbiamo scovato negli archivi del web uno dei primi prototipi di confezione di pasta Barilla che vogliamo farvi osservare da vicino.

Confezione di pasta Barilla
Confezione di pasta Barilla

Il blu è presente, ma solo con delle piccole righe di fondo poco invasive. Il focus indiscusso, oltre che sulla versione vintage del logo che non è cambiato poi molto, va decisamente sugli ingredienti. Campeggiano infatti in grandissimo rilievo cinque uova aperte, corrispondenti al numero di quelle impiegate per produrre altrettanti chilogrammi di prodotto. La pasta non è riportata, né in forma di disegno né di immagine reale. Non ci sono finestre che rivelino il contenuto né tantomeno si parla di formato della pasta stessa, poiché non c’era grande scelta. Il target di riferimento erano sicuramente mamme e casalinghe interessate alla genuinità e alla qualità e tanto bastava per vendere. Quasi tutto è cambiato in funzione dell’evoluzione della produzione e dei consumi, ma il marchio di fabbrica, se si esclude un’attualizzazione del font, è sempre lo stesso ed è quello che fa la differenza.

Sempre restando in tema “i favolosi 60” passiamo ad una bambola simbolo di femminilità e indipendenza che, a parte una piccola crisi brillantemente aggirata, ha superato indenne la prova del tempo, Barbie.

Packaging vintage di Barbie
Packaging vintage di Barbie

Testimonial delle profonde modifiche intervenute sui canoni di bellezza femminile negli anni, veniva venduta in una scatola di cartone molto semplice, anche qui senza finestre, con l’artwork da album di bozzetti per stilista, dove era impresso l’inconfondibile logo, anch’esso rimasto praticamente quasi inalterato, che qui vediamo in negativo nero su bianco. Il rosa shocking, cifra stilistica di Barbie, è arrivato dopo e il suo aspetto è cambiato radicalmente da pin-up anni ’60 a biondona californiana super skinny, a nostro avviso un po’ troppo rispetto alle generose forme, fino a diventare interprete dei tempi, incarnando personalità d’eccezione del mondo femminile come Samantha Cristoforetti, per fare un esempio nostrano. Il logo ancora una volta è il minimo comune denominatore fra passato e presente.

Vi vediamo lì che tamburellate con le dita… sì lo sappiamo, manca un grande classicone: Coca-Cola! Ok, forse un po’ scontato ma è un caso più unico che raro di packaging (l’imperitura bottiglietta ondulata in vetro) che è diventato oggetto di design a sé stante, più riconoscibile e riconosciuto dello stesso contenuto. Segue un piccolo promemoria, forse non necessario, di più confezioni successive.

Bottigliette Coca-Cola in sequenza temporale
Bottigliette Coca-Cola in sequenza temporale

Rimanendo in tema di contenitori di vetro famosi, il pensiero corre subito alla crema di nocciole più amata del globo terracqueo: la Nutella. Se parliamo di icone del packaging, qui solleviamo nettamente l’asticella. Alzi la mano chi, a casa propria o della nonna, non si ritrova un intero servizio di bicchieri, semplice o decorato, che contenevano la golosità per antonomasia. In questo caso packaging e prodotto si sono fusi in un tutt’uno inscindibile. Illustrazioni varie e logo sono quasi ridondanti, basta vedere un contenitore di vetro col tappo bianco e l’awareness è servita.

Confezione di vetro Nutella con tappo bianco
Confezione di vetro Nutella con tappo bianco

Cambiamo per un attimo settore, per mettere a riposo le papille gustative. Un packaging d’annata (gli indimenticati anni ’80) che è riuscito anch’esso a surclassare il prodotto sdoganando un formato, con un vocabolo fino ad allora poco usato: il fustino del Dash. Come dimenticare la signora che nel famoso spot TV se lo teneva stretto e non lo avrebbe ceduto nemmeno in cambio di due di altra marca? La signora ci aveva visto lungo in effetti, perché sui siti di usato queste confezioni hanno acquisito anche un certo valore, essendo diventate icone di design.

Fustino del Dash
Fustino del Dash

In tema di contenitori che trascendono il loro ruolo iniziale, restando nelle case per generazioni a venire e trasformandosi in oggetti di comune utilità, non possiamo non dare una menzione d’onore ai biscotti danesi. Un tripudio di godurioso burro, dalle tante forme geometriche accomunate dal tasso di colesterolo fuori scala, erano e sono confezionati in contenitori di latta circolari di colore blu. Non ci è pervenuta notizia di nessuno che si sia mai disfatto di queste scatole. Tante invece le segnalazioni di bambini golosi e delusi che, al posto dei famosi dolcetti, hanno trovato il kit “taglio e cucito” della perfetta sarta. Una metafora dell’amarezza della vita, in netto contrasto col brand, che forse nelle intenzioni pensava a tutt’altro. Ragazzi vi capiamo, si tratta di circonvenzione dolciaria aggravata.

Scatola di latta di biscotti danesi
Scatola di latta di biscotti danesi

Vogliamo chiudere in bellezza tornando un po’ bambini, anzi forse poco più che lattanti. Chissà quanti di voi avranno sorbito, con immensa gioia, enormi biberon di latte arricchiti da una dolce melma di biscotti al Plasmon. Personalmente, qui siamo andati avanti anche da grandicelli. Cosa vi viene in mente? Beh dunque vediamo… a noi una scatola con predominanza di pantone arancio e un nastro rosa (per dirla con Battisti), la statua greca di uno scultore, dei fregi stile Partenone e qualche foglia rampicante. Ci abbiamo azzeccato? Beh questa artwork viene da lontano, ve ne proponiamo uno dei primi esemplari in latta. Non è cambiato poi molto, vero? Se avessimo oscurato il logo, avreste comunque saputo riconoscere il prodotto quindi la missione è compiuta.

Confezione di biscotti Plasmon
Confezione di biscotti Plasmon

La nostra carrellata tra le icone del packaging termina qui. Vi sono riaffiorate idee, spunti, emozioni per creare un prototipo di packaging personalizzato? Noi ci auguriamo di sì ed aspettiamo trepidanti i vostri artwork!