Chi si cela nella stanza dei bottoni del nostro servizio? Intervista al CEO di Packly: Giuseppe Prioriello. Tutto quello che avreste voluto sapere sul general manager di Packly, ma non avete mai osato chiedere.
Oggi vi intratteniamo con un’intervista al CEO di Packly: Giuseppe Prioriello. In cabina di regia dagli esordi dell’iniziativa, è un personaggio eclettico ma semplice. Amante della musica, della famiglia e della buona cucina, con un talento per l’elettronica.
Giuseppe, ci dici una cosa su di te che in pochi sanno?
Beh la verità è che mi piace la musica dance, come nel nuovo tormentone sanremese. Ho un passato da DJ ed in fondo con il business adotto lo stesso approccio che avevo alla consolle. Mixo ritmi, numeri e armonie per ottenere un prodotto innovativo ed inimitabile, in puro stile Packly.
Qual è la frase che ti hanno detto che non dimenticherai più?
Più di 20 anni fa mi hanno detto: “non temere di avere le mani bucate”. Significa che non vale la pena tenere tutto per sé. La vera forza sta nel condividere quello che si ha, dare senza mai risparmiarsi. Un moderno “no man is an island”, se vogliamo.
Si dice che il fallimento sia una fase necessaria del successo. Quali sono stati gli errori più formativi che hai fatto?
L’errore peggiore che si possa fare nell’intraprendere un progetto è ricercare la perfezione a tutti i costi. È meglio creare un cosiddetto MVP ovvero un minimum viable product, che poi si confronti con le reali esigenze degli utenti finali, si scontri col mercato per essere di volta in volta modificato e perfezionato. Se nel perseguire un obiettivo si perdono la concentrazione ed il momentum, si rischia di buttare tutto alle ortiche.
Se non ti fossi appassionato di grafica e packaging, cos’altro avresti fatto nella vita?
Sono un fanatico di elettronica e informatica, probabilmente se non l’avessi mescolata col packaging, questa passione innata si sarebbe incanalata in un altro progetto ad alto contenuto tecnologico.
Ci descrivi una tua giornata tipo?
Per prima cosa al mattino faccio colazione. Nessuna giornata può partire senza. Poi stilo una piccola to-do-list della giornata con i task da completare entro l’ora di cena. Una volta arrivato in ufficio, prendo un caffè con il team, chiacchieriamo, ridiamo, ci confrontiamo e poi ci buttiamo a capofitto in un altro pezzettino di strada verso la rivoluzione del packaging design.
Quanto conta per te l’intuizione rispetto ai numeri nel prendere decisioni?
Per me l’intuizione è fondamentale e ispira tutte le mie azioni, almeno in una prima fase. Poi, a mente fredda, utilizzo i numeri per validare le mie decisioni, calibrarle in modo da avviccinarmi in maniera coerente e costante agli obiettivi fissati.
Quali sono le 3 cose di cui non faresti mai a meno?
Al primo posto, per banale che sia, metto la famiglia. Al secondo il lavoro inteso come attività mentale, sfida e impegno. In terza posizione, ma non meno importante, si piazza la regina del gusto tricolore: la pizza.
Hai una citazione preferita e se sì quale?
“La semplicità è l’ultima delle sofisticazioni”. Il genio di Leonardo da Vinci ci insegna come per rendere le cose fruibili occorrano studio, impegno ed un ingegno fuori dal comune.
Di quali persone ami circondarti e quali caratteristiche deve avere chi lavora con te?
Mi piace chi trasmette dei valori limpidi. Non potrei mai lavorare con persone talentuose e super-competenti, ma che manchino totalmente di umiltà o di statura morale.
Per gli italiani il cibo è vita ed il Molise è un’eccellenza. Qual è il tuo piatto preferito?
Beh la carta della pizza l’avevo già giocata, quindi senza esitazione: i cavatelli al ragù.
Intervista al CEO: conlusioni
Speriamo che vi sia piaciuto il ritratto del nostro CEO un po’ Dargen D’Amico, ispirato da Leonardo da Vinci con il cuore di Antonino Cannavacciuolo. Provate anche il nostro tool per la creazione di scatole personalizzate e se avete qualche feedback, scrivetelo al CEO.