La comunicazione visiva è la trasmissione di un messaggio tramite un’immagine che rappresenta in maniera metaforica la realtà”. Così Wikipedia definisce questa interessante disciplina e aggiunge che: “la comunicazione per immagini permette di raggiungere il massimo effetto comunicativo nel più breve tempo possibile, grazie al suo forte potere di richiamo, alla sua spesso immediata comprensibilità e alla facilità di memorizzazione”.

In aggiunta, possiamo ricavare un dato significativo dal libro “The SAGE Handbook of Political Communication”: il cervello umano può elaborare le informazioni visuali 60.000 volte più velocemente rispetto ad un testo scritto.

Inoltre, uno psicologo della prestigiosa Università americana UCLA, Albert Mehrabian sostiene che il 90% delle informazioni che vengono processate dal cervello umano provengono da canali non verbali. Queste informazioni bastano per comprendere il potenziale che può avere un packaging ben progettato dal punto di vista della comunicazione visiva.

In questo post non vogliamo sminuire l’importanza del linguaggio testuale, sarebbe impossibile farne a meno, ma riflettere su quanto si possa migliorare l’impatto comunicativo, la riconoscibilità della marca e le vendite di un prodotto.

Di solito, l’approccio classico adottato dagli addetti marketing e comunicazione nel momento in cui si confrontano con il lancio di un nuovo prodotto è quello basata sulla comunicazione verbale. Come vedremo, soprattutto nell’ambito del packaging, adottare un approccio basato anche sul visual design può portare grandi benefici.

Il packaging è spesso l’ultimo anello di una lunga catena di comunicazione che, nei casi dei marchi che hanno maggiore disponibilità finanziaria, sfrutta molti canali. Infatti, se le pubblicità in TV, in radio oppure online promuovono un prodotto e portano i consumatori nei negozi, è il packaging che come unico elemento di contatto fisico e tangibile tra consumatori e marca ha la responsabilità maggiore per convincere all’acquisto i potenziali clienti.

Una comunicazione visuale opportunamente studiata può sviluppare una comunicazione unica e un design facilmente distinguibile che favoriscono la riconoscibilità del brand, in un ambiente, in cui si combatte a colpi di design. Creare un mix di elementi unici basato su: combinazione di colori, grafica, simboli e caratteri tipografici che sia in grado di far riconoscere a colpo d’occhio un prodotto è il vero segreto del visual design, che è in grado di generare un grosso vantaggio competitivo per le aziende.

Un libro molto interessante su questo argomento è Critica portatile al visual design, di Riccardo Falcinelli, in cui si affronta questo tema sotto vari aspetti, incluso quello degli imballaggi.

L’autore sostiene che il packaging è in grado di mostrare l’anima e la storia di un prodotto e il design di un imballaggio può diventare così caratterizzante che in alcuni casì può identificare il prodotto stesso. Il packaging diventa, quindi un tutt’uno con il prodotto e con il brand, tanto che i consumatori saranno in grado di identificare un packaging anche solo dalla forma o dalla combinazione di colori, senza nemmeno guardare il marchio o il logo.

Come possiamo non pensare agli esempi di Coca-cola (“share a coke”), Nutella (“Nutella sei tu”) e Starbucks? Queste aziende hanno promosso campagne di debranding e personalizzazione del packaging, concedendosi il lusso di rimpicciolire o eliminare il logo dai loro packaging e inserire ad esempio nomi di persone comuni, quelle che abitualmente acquistano i loro prodotti. Nonostante tutto i packaging hanno continuato perfettamente a svolgere la loro funzione e sono rimasti perfettamente riconoscibili.

Chi di voi è stato in grado di riconoscere il packaging di queste marche anche senza riferimenti testuali? Avete altri esempi da suggerire?