La carta per imballaggi alimentari è il materiale in più rapida crescita. Nell’ambito del packaging per i cibi c’è sempre meno plastica.
Carta per imballaggi alimentari: un matrimonio perfetto. Alla fine di novembre, la Commissione europea ha proposto una riforma dell’imballaggio, concentrando l’attenzione sul riutilizzo e la restituzione delle bottiglie di plastica vuote e delle lattine di alluminio. Questa proposta sfida la catena del riciclaggio italiana. L’obiettivo europeo è quello di ridurre i rifiuti da imballaggio del 15% per capita per ciascun paese entro il 2040. A quanto pare, la normativa proposta stabilisce che entro il 2030 il 20% delle bevande da asporto debba essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando contenitori del cliente. L’obiettivo è raggiungere l’80% entro il 2040.
Inoltre, l’Italia è uno dei paesi più virtuosi per quanto riguarda il riciclaggio. Nel 2021, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi gestiti da Conai hanno generato 1.525 milioni di euro in benefici ambientali, secondo il Rapporto sulla sostenibilità pubblicato a novembre. “Il riciclaggio”, dice il presidente di Conai, Luca Ruini, “risparmia materie prime, energia primaria e CO2. L’Italia è già leader europea in questa economia circolare: siamo al primo posto tra i maggiori Paesi nel riciclaggio degli imballaggi pro capite”.
Cosa ne pensano i consumatori?
Tuttavia, la questione della sostenibilità dell’imballaggio riguarda non solo le bottiglie e le lattine, ma tutti gli imballaggi alimentari. “L’imballaggio verde definisce sempre più le scelte di acquisto alimentare”, commenta Silvia Zucconi, responsabile dell’intelligence di mercato e delle informazioni commerciali presso Nomisma. “Tanto che negli ultimi 12 mesi il 65% delle famiglie italiane ha acquistato un prodotto perché aveva un imballaggio più sostenibile. E il 19% ha smesso di acquistare un prodotto perché l’imballaggio non era considerato sostenibile”.
E la riciclabilità (56%), insieme all’assenza di packaging in eccesso (58%) e alla riduzione delle quantità di plastica (47%), sono tra le caratteristiche più importanti che l’imballaggio del prodotto alimentare deve avere per gli italiani, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sugli imballaggi per i beni di consumo curato da Nomisma. Per quanto riguarda i materiali, il cartone è percepito come il più sostenibile per le bevande (59%). Quando si parla di prodotti confezionati, il vetro è considerato il materiale più ecologico (67%).
La carta è il materiale preferito
La carta e il cartone stanno guadagnando terreno nelle bevande e in tutto il settore alimentare, dalle frutta e verdura ai cibi surgelati. Tonitto 1939, un’azienda di gelati con sede in Liguria, ha dichiarato che entro il 2023 il 50% dei suoi sorbetti sarà in cartone certificato FSC, con una riduzione del 75% delle emissioni di gas serra. Nel frattempo, il nuovo imballaggio dei prodotti a base di uova della marca Naturelle, del Gruppo Eurovo, sarà privo di alluminio, CarbonNeutral e composto per il 73% da materiali rinnovabili che consentono la compensazione annuale di 750 tonnellate di CO2.
Tra i primi in Italia a lanciare mattoni e imballaggi eco-friendly e certificati FSC, Natura Nuova ha anche cambiato il suo imballaggio secondario l’anno scorso, con una riduzione del 30% dell’uso di cartone. La carta sta anche facendo progressi in un settore delicato come la consegna di bottiglie in vetro. Ad esempio, il team di The Gin Way, una start-up con sede a Brescia, ha deciso di adottare L’Eco-Self Seal Cardboard, appositamente progettato per proteggere i prodotti cilindrici. È fatto di cartone ondulato e rivestito con adesivo di lattice naturale.
Riduzione della plastica
La riduzione o l’eliminazione della plastica è l’obiettivo comune quando si tratta di imballaggi alimentari. Coca-Cola Hbc è stata riconosciuta dal Dow Jones Sustainability Index del 2022 come la più attiva in tal senso. Tra gli obiettivi raggiunti negli ultimi dieci anni si annoverano una riduzione del 20% dell’imballaggio in Pet, una riduzione del 28% del vetro, una riduzione del 15% dell’alluminio e una diminuzione dell’uso di plastica vergine per l’imbottigliamento, grazie alle bottiglie in Pet riciclato al 100% (Rpet). Un’altra importante innovazione sono i “Tethered Caps”, ovvero i tappi fissati alla bottiglia.
Anche il gruppo Nestlé , altro grande attore dell’industria alimentare, ha raggiunto un tasso di riciclabilità dell’85% per gli imballaggi in plastica a livello europeo e ha ridotto l’uso di plastica vergine nei propri imballaggi del 14%. In Italia, dove l’obiettivo del 97% di imballaggi riciclabili è già stato raggiunto, continua l’impegno nel creare infrastrutture per il riciclaggio degli imballaggi.
Ci sono anche coloro che trovano soluzioni innovative, come Apepak, vincitore del Green Oscar – Coldiretti Giovani Impresa 2023, progettato per avvolgere le salsicce di maiale nero di Calabria Dop, garantendo la stabilità del prodotto, proteggendolo dalla muffa, preservandone i sapori per lungo tempo, e anche essendo riutilizzabile. Si tratta di un fazzoletto di lino imbevuto di cera d’api al 100% naturale, lavabile, riutilizzabile, sostenibile ed ecologico. Apepak sostituisce la plastica e il sottovuoto, garantendo un’ottima conservazione anche al di fuori del frigorifero. Cosaporto utilizza solo imballaggi biodegradabili e sceglie sacchetti di cotone riciclati e riutilizzabili invece delle classiche scatole per la consegna.
Carta per imballaggi alimentari: BRCGS e FSC
Aderendo al BRCGS (Packaging Materials Global Standard), un’azienda può dimostrare che i suoi prodotti sono legalmente conformi alle regolamentazioni, autentici e di qualità garantita.
Inoltre, solo le aziende certificate possono etichettare i prodotti con il logo FSC. Quest’ultimo fornisce una sorta di collegamento tra le materie prime, come gli alberi, e l’utente finale. Tale certificazione rende i consumatori sicuri che i loro prodotti provengano da una fonte responsabile.
Packly, naturalmente, rispetta al 100% questi severi requisiti normativi.
Conclusioni
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